Coca Suki

Dal 1957, con il gusto originale di Hong Kong e l’atmosfera del luogo che è una combinazione tra lo stile cinese e asiatico, “Coca Suki” è diventato uno dei migliori  ristoranti Suki in Thailandia. Nel 2012, Coca Holdings International Co.,Ltd. ha deciso di ampliare le tipologie di alimenti serviti con prodotti alla griglia, ma mantenendo il nome Coca, per essere riconosciuto dai clienti. Nasce così ‘Coca Grill’ da un progetto di Integrated Field. Il compito dei progettisti era quello di trovare il carattere principale di questo nuovo ristorante e di usarlo come linea guida con tutte le seguenti filiali.

All’inizio del processo progettuale, guardavamo indietro nella storia di Coca e cercavamo i suoi personaggi, per trovare quelli che potevano essere utilizzati in questo nuovissimo “Coca Grill”, per adattarsi al comportamento di oggi e allo stile di cucina alla griglia. Inoltre, stavamo considerando la storia e la cultura alimentare del cibo alla griglia nella regione asiatica, e l’importanza del suo ruolo in questo progetto.

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La nostra ispirazione è venuta dal “cibo di strada”, metodo di alimentazione-ristorazione, molto importante all’interno della regione asiatica. Contiene la storia, la contemporaneità, il sentimento asiatico  che insieme, sono diventati il carattere di Coca Suki.

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La sensazione di una “strada coperta” è la protagonista principale di questo ristorante, insieme ad alcuni elementi peculiari che abbiamo scelto e utilizzato: ‘ristorante  di strada’; ‘segni chiari sulla strada’; ‘modelli di pavimento stradale’; ‘tombini’; ‘visibile/cucina aperta’ e ‘sedie colorate’.

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Il colore degli interni e l’illuminazione sono parti importanti in questo progetto. IF ha proposto le varie tonalità di grigio come colore di sfondo del ristorante che si riferiscono al colore del carbone non illuminato; gli elementi principali della cottura alla griglia, e il tono di illuminazione è in arancione che si riferiscono al carbone quando illuminato con il fuoco.

 

 

 

Tetsujin _due in uno_

Nel cuore di Melbourne, Australia, gli Architects EAT, hanno creato, Tetsujin, un’esperienza degustativa, inspirata alle due opposte facce delle metropoli giapponesi, ovvero: ordine e caos. Tetsujin completato a dicembre 2015  è localizzato al quarto livello dell’ Emporium Shopping Centre. Creato in un spazio relativamente ristretto, l’idea  alla base del progetto è quella di far vivere agli avventori del ristorante l’esperienza unica di trovarsi all’interno di un affollato locale giapponese  (dove regnano ordine e caos) dal momento stesso in cui entrano.

Come?

Separando il locale in due aree dedicate: da un lato un Treno di Sushi (memore di “ordine”), dall’altro un BBQ giapponese (memore di “caos”); attraverso l’uso di diverse altezze del pavimento e dell’uso di una serie di rampe e passaggi, creando di fatto due  unità individuali all’interno di un unico spazio.

Anche i colori contribuiscono ad evidenziare la differenza tra le due parti dl locale: colori chiari,  legni naturali,  tenui e rosate iscrizioni giapponesi e  bianco delle pareti e degli anelli al neon che pendono dal soffitto (che ricordano tanto le maniglie degli affollati treni giapponesi) per l’ordine;

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Colori scuri, uso di  metallo e vetro e  grafiche manga  alle pareti per il caos.

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Tetsujin, due ristoranti  in uno.

 

 

 

Bionic bar

 Makr Shakr, il primo sistema al mondo di barman robotico progettato dall’architetto, ingegnere e inventore, Carlo Ratti  ha fatto il suo esordio a bordo della nave da crociera Royal Caribbean.
La macchina è un innovativo sistema mixology che permette agli utenti di creare ricette di cocktail personalizzate in tempo reale attraverso un’applicazione per smartphone.
“Makr Shakr è un grande esempio di come le tecnologie robotiche stanno cambiando l’interazione tra persone e prodotti un argomento che stiamo esplorando in profondità”, ha detto Carlo Ratti, professore presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e co-fondatore di Makr Shakr. “Il sistema Esplora le nuove dinamiche di creazione sociale e consumo ‘progettare, fare e godere’ che consente agli utenti di progettare le proprie creazioni, mentre digitalmente macchine controllate trasformano questi disegni in realtà.”

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Per utilizzare Makr Shakr, gli utenti accederanno attraverso una semplice applicazione su un tablet, e potranno creare un numero quasi illimitato di combinazioni di bevande alcoliche e analcoliche. La creazione di cocktail sarà quindi affidata a  due bracci robotici, i cui movimenti mostrati su un display di grandi dimensioni posizionato dietro il bar imitano le azioni di un barista, dalla agitazione di un martini al taglio sottile di fette di limone per guarnire  un mojito. Gli ospiti avranno la possibilità di denominare le proprie ricette, accedere  alla loro cronologia ordine e riordinare loro cocktail preferiti.
“Makr Shakr non sostituisce la figura del barista con un robot, ma piuttosto è stato concepito come un esperimento sociale che guarda come le persone potrebbero accedere alle nuove possibilità offerte da robotica e digital manufacturing”, dice Saverio Panata, COO di Makr Shakr. Per creare un’esperienza coinvolgente per il pubblico, i movimenti del robot sono stati modellati sui gesti del coreografo italiano Marco Pelle del New York Theatre Ballet.

Trabocco Cungarelle – Vasto Marina (CH)

Un trabocco, tipica costruzione di ingegneria autoprodotta dai pescatori, tipica della costa abruzzese (e della costa nord-adriatica in generale) diventa un luogo in cui rilassarsi e godersi la splendida vista della costa vastese circondati dal mare a 360 gradi.

Al ristornate Cungarelle però  non è solo la location a farla da padrone, anche la cucina merita il viaggio fino a Vasto. Il  pesce sempre freschissimo è pescato in giornata  dalle reti del trabocco stesso e le specialità da gustare sono tipiche del territorio come brodetto, tortini di pesce e pesce arrosto.

Il menu completo ha un costo di 50 euro, quello ridotto di 35. Dato il ridottissimo numero di posti, la prenotazione è obbligatoria.

un architetto per mcDonald’s

Lifestyle e marchio McDonald’s? E’ possibile accostare questi due termini apparentemente opposti? Lusso e fast food possono ancora essere considerati un ossimoro?

In uno dei  McDonald’s in Danimarca si è  pensato ad un ri-styling degli interni :seggiole, tavoli e tutto l’ambiente ristorante è stato ripensato con l’aiuto di una firma illustre Arne Jacobson.

Il risultato  è un luogo gradevole  in cui mangiare  hamburger e patatine, sobrio e curato nei dettagli. La scelta dei colori, tendenzialmente freddi, eccezion fatta per alcune pareti divisorie, non è certo casuale, la freddezza tranquillizza ma non induce alla convivialità.

Un dettaglio da poco, del resto si tratta pur sempre di un fast food.

ristorante temporaneo

Studio Dining East Restaurant, progettato dal gruppo Carmody Groarke, è un ristorante temporaneo “atterrato” sul tetto di un parcheggio che domina il cantiere per le Olimpiadi di Londra.  Una esperienza culinaria di tre settimane per Bistrotheque, professionisti del pop up la cui  incursione sotto così importanti riflettori si è rivelata un successo di qualità ecologica.

A Carmody Groake, giovane studio londinese che si è fatto rapidamente un nome grazie a progetti che coinvolgono l’ambito del pubblico ponendo questioni importanti riguardo al modo i cui le persone usano le strutture urbane della memoria e si muovono attraverso di esse, è stato chiesto di progettare un ristorante che potesse essere montato ed eliminato senza lasciare tracce.

Il risultato è un progetto estremamente radicale per il suo carattere temporaneo, sovrabbondante, deliberatamente grezzo e incompiuto. Un Layout a forma di stella irregolare rende questa opera, al contempo accattivante e apparentemente prodotto dal niente.

Sulla carta, il ristorante comunica l’impressione di una serie di assi assemblate e distribuite a caso sul terreno, nella realtà sono i materiali presi in prestitodel cantiere a rendere l’opera tangibile ed utilizzabile.

Si tratta di un edificio  sostenibile e riciclabile.
Gli interni,costituiti da una complessa rete di ponteggi cheano intricate geometrie, le pareti formate da assi di legname da costruzione danno un effetto di ruvidezza industriale, le lunghe tavole da refettorio, anch’esse in tavolame  che si irradiano dal centro dell’edificio fino ai lunghi tentacoli, creano il senso della comunità. I lampadari sono stati ottenuti raggruppando alcune lampade gialle da cantiere. L’intero complesso è foderato da una pellicola translucida di polietilene.

Alla fine delle tre settimane, l’intero ristorante è stato smantellato e tutti i materiali sono stati restituiti al cantiere o riciclati. Nessuna traccia è rimasta come se si fosse trattato di un sogno….

Carmody Groarke +

+ Bistrotheque

Valmann Club

Pubblico molto volentieri questo interessante allestimento di Logica:architettura.

il gruppo milanese composto da RICCARDO SALVI(Milano 1965), LUCA ROSSIRE
(Losanna 1968)  e GUIDO LUIGI FERRARESE (Milano 1952)

Il Valmann Club a Zurigo è un ambiente rigorosamente raffinato con dettagli optical che ricordano vagamente il bicromismoanni sessanta. Il colore dominante, il nero, è interrotto da tocchi di luce che filtrano attraverso le pareti ricoperte da cilindri opachi; gli stessi cilindri che, con luci di differente colore, fungono da supporto per tavolini e da poltrone.

Dalla relazione di progetto:

Valmann Bar & Club ha aperto a Zurigo lo scorso Settembre.

Il Club opera come Bar durante il giorno e come Club la sera dopo le 21:00.

Il concept consiste in:

ECOSOSTENIBILITA’ : tutti i materiali utilizzati sono eco-sostenibili (pelle ecologica; sistema di illuminazione a led a basso consumo di energia; vernici e resine ecologiche);
DURABILITA’
: il design del locale vuole essere “cool” ma contemporaneamente “senza tempo”; vuole infondere un senso di atemporalità a chi lo frequenta. I materiali utilizzati ed il disegno degli elementi sono volutamente eleganti senza essere aggressivamente ed inutilmente “creativi”.
INTERCAMBIABILITA’ : data la sua doppia natura (di Bar e Club) la richiesta del cliente era di poter liberare rapidamente l’area da pouff e tavolini. Le sedute a cilindro cavo contro la lunga parete retro illuminata sono appunto i contenitori di questi complementi che in brevissimo tempo possono essere riposti per liberare l’area centrale senza dover ricorrere ad un magazzino;
SENSO DI MERAVIGLIA
: dall’esterno il Club è praticamente invisibile, senza insegne o richiami di alcun tipo (le vetrine sono cieche e dall’esterno non si può vedere l’interno). La parete retroilluminata, l’uso di ottone satinato e pelle ecologica nera suscitano nel cliente una sensazione di surreale astrazione dalla realtà apparendo come una sorta di teatrale colpo di scena, suggerendo un formidabile senso di meraviglia.

http://www.logica-architettura.it/home3.html

Poncho n.8

Poncho n. 8, del gruppo di architetti-designer Something from Us, è un ristorante di cucina messicana famoso per i suoi burritos.

Localizzato in una strada affollata di Londra, il ristorante si caratterizza per i suoi colori accesi, vibranti, quasi acidi, per la particolare disposizione del parquet, a spina pesce multicolore e per la cura  posta alla salubrità degli alimenti serviti.

L’uso dei colori freschi, per la pavimentazione e le pareti, suggeriscono all’avventore la freschezza degli alimenti,  i materiali lavabili utilizzati, garantiscono un buon livello di igiene e una la facile manutenzione dell’ambiente.

le aree di somministrazione e di servizio  sono dipinte in bianco, con sottili linee che riportano i menù e i prezzi:  un contrasto tanto necessario che si oppone alla profusione di colore, alla decorazione della pavimentazione e degli spazi occupati dai tavolini.

 

Linee pulite, bordi diritti sono segni caretterizzanti un ambiente semplice e contemporaneo dove è piacevole sostare in una pausa di lavoro.

Bamboo Restaurant

Costruire un ristorante di noodle giapponesi a Giacarta, in Indonesia, è un’avventura economica molto rischiosa. Se non dovesse funzionare sarebbe opportuno spostarlo in un luogo più consono agli affari se, al contrario, gli affari dovessero prosperare, si dovrebbe pensare ad un ampliamento che risulterebbe economicamente molto costoso.

E’ da queste ragioni essenzialmente economiche che nasce il progetto di noodle restaurant, una struttura componibile e smontabile, progettata da DSA + s e realizzata totalmente in bamboo.

La tecnica usata, soprattutto nella costruzione degli ombrelli, è quella della legatura delle canne attraverso l’uso di una particolare corda, lo ijuk, fatta di fibre di palma da zucchero. la copertura, invece ottenuta attraverso diversi strati di germogli di bamboo, oltre ad avere la funzione di proteggere dal sole e di raccogliere acqua piovana, ha lo scopo di allontanare quest’ultima dai montanti, anch’essi in bamboo, e di convogliarla in speciali raccoglitori. Si puo definirla un edificio totalmente sostenibile  e riciclabile le cui sole parti in calcestruzzo si limitano ai basamenti per i montanti e alle scale di collegamento al cortile

Il risultato è uno spazio aperto, arioso e pieno di luce. Una trama densa in cui gli intrecci che creano, di volta in volta, atmosfere ovattate o ricche di contrasti. Un modo alternativo di ripensare la tipica tettoia dei noodle bar giapponesi.

    

una mensa innovativa

Da un’idea di Prue Leith, scrittrice, chef, imprenditore inglese, e con l’aiuto del governo nasce The School Food Trust: un gruppo di lavoro che si propone di migliorare l’ambiente delle mense scolastiche sia dal punto di vista della qualità degli alimenti (proponendo menù variegati e controllati da esperti nutrizionisti e cuochi), che dal punto di vista della qualità percettiva dell’ambiente (studiando ambienti confortevoli e colorati che favoriscano la socializzazione), a beneficio della salute e dell’umore degli studenti che le frequentano.

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Al momento il progetto è ancora nella sua fase iniziale. Una prima realizzazione  è stata completata all’Applemore Technology College di Southhampton.

Progettato dagli architetti inglesi  SHH,la mensa da 4.000 piedi quadrati, si presenta come uno spazio luminoso e arioso. 

Il tema dominante, con fasce di colore che variano dal  giallo, al verde, al bianco al nero e che nascondono in realtà pannelli fono-assorbenti, danno all’intero ambiente, un’ idea di freschezza (come freschi dovrebbero essere i cibi cucinati) e favoriscono la socializzazione (grazie anche all’utilizzo di tavolini componibili).

Il bancone self- service,  invece, suddividendo i cibi per grandi zone omogenee, favorisce una più rapida individuazione degli alimenti prescelti, evitando così, sprechi e lunghe file.

Dice Barbara Roberts, responsabile del progetto:
“Questo progetto pilota dimostra come le cucine ben progettate ed adeguatamente dotate e le zone pranzo sono investimenti solidi per il futuro e contribuiscono significativamente alla conoscenza e applicazione di stili di vita sani ed al successo generale della scuola”