S-Cambia Cibo

 

 

 

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Pubblico volentieri questo progetto urbano di foodsharing

S-Cambia Cibo nasce con lo scopo di ridurre lo spreco alimentare attraverso lo scambio diretto di alimenti in scadenza, che, invece di diventare rifiuti, sono rimessi in circolo.
Questo però non è l’unico beneficio che deriva dal progetto, scopriamo insieme quali sono gli altri:

  1. risparmiare: scambiare alimenti ancora consumabili, invece di comprarne di nuovi, è un ottimo modo per salvaguardare qualche euro.
  2. rafforzare le relazioni sociali e di comunità: condividere il cibo in eccesso è un modo per fortificare il legame con i nostri amici, vicini, colleghi, conoscenti.
  3. incontrare: gli scambi possono avvenire anche tra persone che non si conoscono. Quale modo migliore per conoscerne di nuove?
  4. rispettare l’ambiente: riducendo le emissioni di CO2, il consumo di acqua e il degrado del suolo necessari per smaltire i rifiuti.

come iscriversi

Per entrare a far parte di S-Cambia Cibo:

Spuntare la casella di accettazione di iscrizione alla mailing list di S-Cambia Cibo [Voglio essere sempre informato riguardo alle news S-CAMBIA CIBO!]così da restare aggiornatii sugli sviluppi che la piattaforma avrà nei prossimi mesi.
Indicare le community di cui far parte, cioè i gruppi sociali con cui condividere principalmente il proprio cibo ( condominio, coworking, ma anche la tua palestra.. ecc).

l’architettura dell’Happy Hour

CAD Drinks. Image Courtesy of Shaan Hurley

Creato dal tecnico di Autodesk  Shaan Hurley, le bevande CAD sono un tocco giocoso su tipici strumenti di disegno di Autocad.

Fila dopo fila le bevande sono tradotte in disegni adatti al cervello di un architetto, complete diistruzioni per  preparazione e  consumo.

Il progetto è risultato molto popolare: Hurley ha rilasciato anche il file per preparare bevande a base diWhisky  per ingegneri.

Download Whiskey Drinks AutoCAD DWG File

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Razziste, sessiste, intolleranti, al limite del fanatico e anche del ridicolo (solo talvolta). Le pubblicità, americane e non solo, degli anni Cinquanta,  ci appaiono così, guardate con gli occhi di oggi.

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Un vintage che ci fa sorridere, ma anche pensare. Non era solo una questione di messaggi sbagliati: quelle campagne, ce lo ricordano anche film come Monna Lisa smile o la serie Mad Man, riflettevano un mondo sottosopra, dove certi ruoli, specie quelli uomo-donna, moglie-marito, capo-sottoposti, erano dati così per assodati da diventare “simbolo” di un prodotto.

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dal sito: http://www.corriere.it/foto-gallery/cultura/14_marzo_07/30-pubblicita-vintage-che-non-vedremo-piu-per-fortuna-946d12b4-a5bb-11e3-b663-a48870b52ff3.shtml10006622_10152118850087530_1980017722_n10006622_10152118850087530_1980017722_n

6 anni

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Oggi il blog compie sei anni.

Grazie a tutti quelli che mi hanno incoraggiato a iniziare questa bella avventura e grazie a tutti i lettori che mi hanno seguito, commentato criticato e continuano a farlo.

 

 

 

 

The Versatile Blogger of the Year

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Ringrazio infinitamente Paolo di: Territori del ‘900 http://territoridel900.wordpress.com/2013/10/05/the-versatile-blogger-of-the-year/

per aver nominato il mio blog per The Versatile Blogger of the Year

le regole sono queste:

1_ Riportare il logo qui sopra sulla vostra pagina

2_Ringraziare il blog che vi ha nominato

3_Scegliere 15 blog che volete nominare e pubblicarne l’indirizzo

4_Scrivere 7 cose su di voi.

Quindi procedo in ordine sparso:

_ il senso gusto

_ dal cucchiaio alla città

_ un tocco di zenzero

_ big ben zine

_ libees

_ mix with

_ no end to design

_ food in the street

_ architetti senza tetto

_ wilfing architettura

_ germogli di soia

_ design milk

_ designer blog

_ cucinalkemika

_ cube me

7 cose su di me:

1_mi piace progettare; 2_ mi piace cucinare; 3_ mi piace lavorare assieme a mio marito;

4_ adoro leggere manga ma ho una passione segreta per Dylan Dog; 5_mi piace vedere film fantasy, commedie o drammatici, a seconda dell’umore;

6_amo le serie TV soprattutto a tema medico o fantasy; 7_ mi piace disegnare linee in libertà.

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Sia la buccia d’arancia che quella di  il limone contiengono acido citrico (il limone ne contiene 3 volte di più),
una sostanza che,  oltre che le zanzare, respinge anche la maggior parte dgli altri insetti estivi, lasciando  l’ambiente piacevolmente profumato.

Quindi, per avere il vantaggio di un insetticida senza averne gli effetti nocivi, utilizzate il vecchio apparecchio elettrico a piastrine, prendete i refill vecchi e logori come modello e createne di nuovi con una buccia d’arancia o di limone; in questo modo sarete sicuri di non immettere nell’aria sostanze cancerogene, dannose per voi e la natura.

buon primo maggio

Primo maggio, dov’è la festa?

di ILVO DIAMANTI

http://www.repubblica.it/politica/2010/05/01/news/mappe_1_maggio-3740751/

SI E’ APERTA una stagione senza feste civili. Dove i riti della memoria, che danno senso e identità alla nostra Repubblica, vengono guardati  –  e trattati  –  con insofferenza e indifferenza, da una parte del paese.
In particolare, dalla maggioranza politica di governo. Anzitutto il 25 Aprile, che il premier ha definito “Festa della Libertà”. Non della “Liberazione”. Quasi fosse una celebrazione del suo partito. D’altronde, ha sostenuto un amministratore del PdL, ci hanno liberato gli americani, non i partigiani, che erano comunisti.
Abbiamo motivo di credere, inoltre, che anche il prossimo 2 Giugno susciterà fastidio in alcuni settori del centrodestra, in particolare nella Lega. Che vede nel tricolore e nella nazione i simboli di un passato da superare. D’altronde, le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ormai prossime, non sembrano al centro dell’attenzione di questo governo. Anche perché parlare di Unità d’Italia, in un paese tanto diviso, appare un ossimoro.

Il Primo Maggio non si sottrae al clima del tempo. Al contrario. Non solo perché evoca le lotte del movimento operaio e sindacale. Una versione in grande della “Festa dell’Unità”, dove si canta “Bella Ciao” e sventolano le bandiere rosse. Il Primo Maggio disturba anche – e soprattutto – perché il lavoro e i lavoratori appaiono, ormai, entità inattuali. Si dovrebbe parlare, semmai, del “non lavoro”. Della disoccupazione reale e di quella implicita. Nascosta tra le pieghe dei lavoratori scoraggiati, che non risultano disoccupati solo perché, per realismo, non si “offrono” sul mercato del lavoro. E per questo non vengono calcolati nei “tassi di disoccupazione”. Ma anche dell’occupazione informale. E si dovrebbe parlare, ancora, degli imprenditori, piccoli e piccolissimi, che stentano a continuare la loro attività perché i clienti non li pagano, faticano ad accedere al credito. E non riescono a mantenere l’azienda e i dipendenti. Lavoratori e piccoli imprenditori “disperati”. Per fare parlare di sé, per essere “notiziabili”, devono darsi fuoco, sequestrare i dirigenti, appendersi alle gru. Oppure inventarsi
“l’Isola dei cassintegrati”, all’Asinara, recitando se stessi. Lo abbiamo detto altre volte, ma vale la pena di ripetersi. C’è uno squilibrio violento fra la percezione sociale e la rappresentazione pubblica – mediatica – del lavoro e dei suoi problemi. La disoccupazione è ormai in testa alle preoccupazioni degli italiani, visto che 38% di essi la indica come l’emergenza più importante da affrontare (Rapporto “Gli Italiani e lo Stato”, Demos per Repubblica, novembre 2009). Eppure se ne parla poco, sui media. Soprattutto in tivù. Tra le notizie di prima serata del Tg1 monitorate dall’Osservatorio di Pavia (per la Fondazione Unipolis) nello scorso settembre, ai problemi legati al lavoro, alla disoccupazione, alla perdita dei risparmi era riservato il 7% sul totale delle notizie. Per fare un confronto con le tivù pubbliche di altri paesi europei, nello stesso periodo, Ard (Germania) dedicava ai temi del lavoro e della disoccupazione il 21% delle notizie, Bbc One il 26%, France 2 il 41%. Eppure il tasso di disoccupazione in Italia continua a crescere e oggi ha raggiunto l’8,8% (dati Eurostat). Anche se il paese appare, anche in questo caso, diviso in due. Sotto il profilo territoriale: nel Sud il tasso di disoccupazione si avvicina al 20%. E sotto il profilo generazionale, visto che fra i giovani (15-24 anni) il tasso di disoccupazione sale al 28%. Il più alto d’Europa. Quasi 10 punti in più della media europea.

Ma i giovani, è noto, non esistono. Sospesi fra precarietà e dipendenza dalla famiglia. Protetti dai genitori, a cui affidano le chiavi del futuro (in cambio di quelle di casa). In modo assolutamente consapevole. Come emerge da una recente ricerca condotta da LaPolis dell’Università di Urbino per Coop Adriatica (che verrà presentata nei prossimi giorni). Una frazione minima di giovani (15-35 anni) pensa che, in futuro, riuscirà a raggiungere una posizione sociale migliore rispetto a quella dei genitori. Mentre il 56% pensa il contrario. Ancora: il 23% dei giovani è convinto che, per farsi strada nella vita, la risorsa migliore sia costituita dalla rete di relazioni e di “conoscenze familiari”. Quasi quanto l’istruzione, tradizionale fattore di mobilità sociale. E poco meno dell’esperienza di lavoro e studio in Italia e all’estero (26%). Inoltre, si sono abituati all’esperienza di lavoro temporaneo e intermittente. Ma non rassegnati. Molti di loro, anzi, inseguono il “posto fisso” (39%; ma tra i 15-17enni il 46%). Al tempo stesso si è raffreddato, fra loro, l’entusiasmo per il lavoro in proprio e la libera professione attira, oggi, il 25% di loro. Nell’insieme, il 49% dei giovani oggi si dice orientato verso un’attività autonoma o professionale. Circa 10 punti in meno di 4 anni fa. Nello stesso periodo, parallelamente, è risalito l’interesse verso la grande impresa e il pubblico impiego. In altri termini, i giovani, sono flessibili “per forza”, non rassegnati alla precarietà. Sanno che li attende un futuro difficile. E per questo fanno affidamento alla famiglia. La considerano la risorsa mezzo per farsi strada nella vita. E, prima ancora, un rifugio e una protezione. Meccanismo fondamentale del welfare all’italiana. Pressoché ignorato dal sistema pubblico.
Così è più chiaro perché il Primo Maggio susciti disagio. Nel centrodestra, dove è percepito, da molti, una festa comunista. Ma, anche altrove. Perfino a sinistra, dove molti la considerano un rito nostalgico. Dedicato a quando il lavoro era fonte di vita, riferimento dell’identità, motivo di orgoglio. Mentre oggi l’evento sindacale più significativo e partecipato, per celebrare il Primo Maggio, non è una manifestazione rivolta ai lavoratori. Ma il tradizionale concertone rock che si svolge in Piazza San Giovanni, a Roma. Affollata da una massa enorme di giovani. Per una volta, insieme. Per una volta, visibili. Normalmente isolati, intermittenti, frantumati, custoditi, controllati. Normalmente invisibili. Come il lavoro.