rieccomi

è stata una settimana concitata quella appena trascorsa!!! una delle più pesanti  degli ultimi mesi.

Il workshop di progettazione mi ha tenuta impegnata fino a venerdì, gli studenti di composizione anche. Sabato e domenica avevo solo voglia di stare lontana da qualunque cosa mi ricordasse un pc, avevo voglia di sole e di aria pura qundi con Gio siamo partiti alla volta della Majella per una gitarella ristoratrice.

inebriata dal canto degli uccelli, dai colori e dagli odori di una natura al massimo del suo splendore, ho ricaricato le batterie, ho ripreso finalmente contatto con il mondo attorno a me!

Ora sono pronta ad affrontare una settimana che si preannuncia altrettanto faticosa.

un aperitivo veloce

Avete voglia di qualcosa di stuzzicante ma siete costretti alla scrivania da un concorso o da un lavoro urgente?

 La voglia di sgranocchiare vi prende proprio quando non avete tempo per andare a prendere un aperitivo?

La soluzione che noi abbiamo adottato allo studio è quella di tenere una piccola scorta di cibarie pro-aperitivo e di integrarla con alimenti freschi del supermarket all’angolo.

oggi propongo gli stuzzichini mediterranei.

ingredienti:

dalla scorta dello studio

crakers

tonno al naturale

olive in salamoia

alici sott’olio

capperi sott’aceto (o sotto sale)

dal supermarket all’angolo

ricotta cremosa 

pomodori

una bottiglia di ginger o di chinotto o di crodino.

Procedimento

mescolare insieme tonno al naturale e ricotta cremosa e capperi

spalmarla sui craker

aggiungere (a scelta) olive, fettine di pomodoro, alici sott’olio.

Stappare il crodino e gustare gli stuzzichini alla luce del monitor.

 

…forse facevo meglio ad andare a prendere un aperitivo da Brioche

la cucina razionalista

Sfogliando i miei vecchi appunti di dottorato ho ritrovato questa vignetta degli anni ’30 che illustra, in modo ironico e dissacrante, la condizione di vita nella casa razionalista in generale, e nella cucina di Francoforte (1924), in particolare.

La satira, feroce in quel periodo, ha cercato di denunciare le condizioni di vita miserevoli di un’ampia parte di popolazione ma, al contempo, ha rischiato di trasformare, in sterile macchietta, una ricerca che ha partorito opere che sono alla base della moderna storia dell’architettura.

                                

 how to live in a flat

autocostruzione

 Questo poggia-bacchette, ideato dal mio amico Hans, risponde perfettamente all’esigenza di adattarsi alle situazioni igeniche peggiori (come nei tavoli dei take away cinesi).

E facile da realizzare, come illustrato dalle foto, e può prestarsi ad una serie notevole di varianti.

insomma un vero e proprio design autocostruito!!!

premio

Oggi gli amici di architetti senza tetto mi hanno consegnato l’ambito premio: “primo contributo ad essere stato inviato” per la partecipazione al mega concorso VECTORIALIZE THIS.

Lo straordinario premio, consistente in uno stecca lecca al limone, è stato da me consumato sotto lo sguardo attento del presidente della giuria.

il processo compositivo

                                      Paolo Lopriore: lingua di vitello in salsa verde con l’uovo

 

Risfogliando la mia tesi di dottorato, ho ritrovato questa foto che mi sembrava appropriata per descrivere il processo compositivo-progettuale che sta dietro alla costruzione di un piatto.

Si, perchè proprio di costruzione si tratta. Il cuoco sceglie le materie prime,  le mescola insieme secondo norme scientificamente definite, le compone assieme sul piatto. A volte utilizza tecnologie innovative; ma chi non cerca innovazione?!

La composizione ha regole precise (con le relative eccezioni), dettate dall’accostamento cromatico, dalla percezione sensoriale e dalla moda.

Praticamente quello che facciamo, o dovremmo fare, noi architetti!

In fondo, analizzando i processi progettuali non c’è poi tanta differenza, sia che si usi il CA, sia che si usi il pan di spagna (a parte il gusto! 😀 )

Tokyo-choc

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so perchè ma, in quest ultimo periodo, mi è presa la fissa per il cioccolato.

quindi, quando i miei innumerevoli(?!) impegni me lo consentono, giro per il web in cerca di novità.

Oggi vi propongo questa mirabile realizzazione in cioccolato di uno stalcio di Tokyo (anche se in questo momento non riesco a ritrovare gli autori) e vi aggiungo anche un racconto molto carino scovato in internet.

 

La città di cioccolato

un racconto di Gianni Micheli

Un viaggiatore goloso e instancabile, di ritorno da un lungo viaggio nelle lontane Americhe, portò nella sua città uno strano strumento di pietra chiamato “metatl”, un sacco di profumati chicchi di cacao, un sacco di zucchero e un sacco di spezie segrete, preziose e prelibate. Preparò quindi una tavoletta gustosa di cioccolato come nessuno, nella sua città, aveva mai visto fare e, dopo averla lasciata riposare un po’ sopra un mobiletto per guardarla e gustarla con gli occhi e con il naso prima ancora che con la bocca – come sapeva esser cosa buona prima di mangiare dell’ottimo cioccolato -, la prese fra le mani con l’intenzione di sgranocchiarla lentamente e ad occhi chiusi. Sfortuna volle che proprio in quel momento un suo amico si presentò alla porta per una questione urgente e il viaggiatore fu costretto a rimettersi in viaggio lasciando la tavoletta di cioccolato aperta e profumata sopra il tavolo.
Non passarono cinque minuti che il tavolo cominciò a dimenarsi e insieme le sedie e il lavello e la porta e il lampadario ed anche le mattonelle. Cercavano tutti di avvicinarsi quanto più possibile alla tavoletta per guardarla da vicino, assaporarne il profumo e, magari, darle anche un morso. Quindi fu la volta del corridoio, a voler sentire quell’aroma nuovo, e della camera da letto e dell’appartamento accanto e dell’intera casa che cominciò a ritirarsi in se stessa come un calzino quando esce dal suo piede.
Il tavolo, accorgendosi della brama di tutti quegli oggetti, prese allora la tavoletta che aveva a portata di gamba e se la pappò in un solo boccone fin quasi a strozzare.
«Sei un egoista!» urlò la sedia. «Sei un assassino!» urlò il lampadario. «Come faremo?» domandò un piatto. E così via, con lacrime e pianti di tutti quegli oggetti disperati.
A quel sentire il metatl, che fino ad allora era stato immobile, si commosse e chiamò a sé i chicchi di cacao, lo zucchero e le spezie per produrre delle nuove tavolette di cioccolato profumate per far contenti tutti quegli strani e nuovi amici.
In breve l’intera casa fu sazia e sorridente e, per ripagare in qualche modo chi tanto l’aveva resa felice, cominciò a tessere le lodi del metatl e del suo cioccolato ai palazzi accanto. E tanto disse e tanto profumava mentre lo diceva, proprio per il buon cioccolato che aveva mangiato, che pareva lei stessa esser fatta di quella stessa sostanza.
I palazzi accanto, avvolti da tutto quell’aroma, domandarono allora di poter fare a loro volta un assaggio e siccome il metatl amava il suo lavoro e soprattutto amava quando i chicchi di cacao si scomponevano sulla sua pietra per amalgamarsi con lo zucchero e le spezie, li accontentò e tanto i palazzi gli furono riconoscenti che la voce di quel meraviglioso strumento si sparse presto in tutta la città, dal centro alla periferia, tanto che la città stessa, a sua volta sazia di cioccolato e sorridente, a vederla dall’alto, cominciò quasi a diventar marrone come se fosse fatta di cioccolato.
Non pensate che sia finita perché una città non si compone solo di palazzi ma anche di cittadini e furono proprio i cittadini, una volta che tutti i palazzi furono sazi di cioccolato e sorridenti, a domandarsi che cosa stesse accadendo nella loro città e da dove venisse il profumo meraviglioso che sprigionavano ormai tutte le cose, dai quadri ai soprammobili, dagli infissi alle vasche da bagno.
I cittadini, desiderosi di comprendere la ragione di tanto profumo – anche perché, avvolti dal solo desiderio di mangiare il cioccolato, pur senza mettere in bocca nient’altro che tutto quello che erano soliti mangiare, erano ingrassati di oltre un chilo -, si riunirono in assemblea e decisero di assumere un investigatore dal naso fino; e questo, che aveva microfoni così sofisticati da riuscire a sentir parlare i muri, fece presto a capire da dove nasceva tutto quel profumo.
Fu così che il metatl cominciò a lavorare non solo per i palazzi ma anche e soprattutto per i cittadini di quella città che pareva ormai una città di cioccolato. E quando finì i chicchi di cacao c’era già chi gliene aveva portati di nuovi affinché quella magia del gusto e della gioia che era di cioccolato ma non del solito cioccolato non avesse fine. E così per lo zucchero e per le spezie.
Fu allora che tornò il viaggiatore incuriosito dalle strane voci che giravano intorno alla sua città, ormai in tutto il mondo; e non ho quasi parole per dirvi la sua sorpresa quando si accorse che gli abitanti della città avevano adottato il metatl per produrre il cioccolato alla sua maniera ed esportarlo dovunque glielo avessero chiesto. Si ricordò così di aver lasciato quella tavoletta sul tavolo e, con l’acquolina in bocca, entrò dal primo cioccolatiere che incontrò, ne comprò una e se la mangiò.
Da allora, conquistato da quel sapore, non ha più lasciato la sua città ma anzi è diventato cioccolatiere lui stesso e ha messo su famiglia e potete andarlo a trovare perché quella città, non l’avreste detto, è vera ed ha anche un nome: Modica e il suo cioccolato è il famoso cioccolato modicano.