Bon Bon Fait Maison

Dal punto di vista gastronomico, Parigi e l’isola greca di Kythira non potrebbero essere più lontane: il primo offre ai buongustai centinaia di ristoranti stellati Michelin e pasticcerie premiate tra cui scegliere, per non parlare dei sontuosi Boulangeries in quasi ogni angolo di strada; il secondo una manciata di taverne e pasticcerie tradizionali.

Alcuni anni fa, questi due mondi all’apparenza tanto diversi, si sono avvicinati un po’ grazie all’esperienza culinaria francese dello chef greco Kriton-Minas Poulis e con l’apertura della prima Maison BON BON Fait, una catena di pasticcerie, o per meglio dire, boutique di design che ha co-fondato sulla base del suo concetto di “fast gourmet”. Dopo cinque anni e altri tre avamposti a Mykonos, Pireo e Atene, Kriton fa un ulteriore passo avanti con Bon Bon Fait Maison.

L’atelier, che funge da sala da thé e wine bar, si basa sull’innovativa fusione di tecniche e ricette di alta cucina con ingredienti e sapori greci. Ospitato in un palazzo neoclassico del XIX secolo perfettamente ristrutturato, il ristorante per tutto il giorno si distingue nell’affollata scena culinaria di Atene, e non solo per l’ambientazione: la grandezza ripristinata dell’edificio riecheggia la sua vita precedente come residenza dei discendenti di Markos Botsaris, eroe della guerra d’indipendenza greca. Ciò che rende l’atelier diverso è la dedizione di Kriton nel creare un luogo accogliente e rilassato di stile impeccabile dove puoi passare in qualsiasi momento della giornata per gustare una raffinata cucina francese che è sia accessibile che economica.

Come molti edifici neoclassici di Atene, la casa a tre piani era in cattivo stato quando fu acquistata da un investitore svizzero. Meticolosamente ristrutturato dall’architetto greco Nassos Delis, il carattere originale dell’edificio è stato restaurato come esemplificato dalla piastrellatura del pavimento geometrico del ristorante, parte della quale è stata spostata per evitare di coprirlo dalla cucina, e il soffitto decorativamente dipinto che era precedentemente nascosto, ma ora è con grazia in mostra per gentile concessione di un sistema di illuminazione progettato su misura. L’eleganza neoclassica dell’edificio è abbinata al fascino nostalgico dei bistrot parigini: pensate ai banchetti minimali in tonalità rosso sensuali con schienali imbottiti tenuti da cinghie di pelle, sedie Bentwood con cuscini in camoscio verde acqua, piani e banconi in marmo, e accessori in ottone vintage, mentre il bancone del bar aggiunge tocchi Art Deco con una scatola luminosa sospesa e rivestimenti quadrati ispirati a una delle stazioni della metropolitana più iconiche di Atene, Victoria. Progettato da Emmanuel Lazaridis negli anni ’40, l’ex alunno di Beaux-Arts de Paris, il colore verde oliva della stazione si riflette anche nella combinazione di colori del ristorante che lega tutto insieme.

La raffinatezza sobria del luogo è il foglio perfetto per l’ambiziosa proposta culinaria di L’atelier.

A partire dalla colazione del mattino, offre esclusive ‘galettes’ di Bon Fait Maison; durante l’ora di pranzo, poi passa a servire aperitivi, tra cui una gamma di cocktail fatti in casa e spuntini leggeri; il menu della, cena che Kriton cambia mensilmente. viene completato da una selezione di dolci francesi, (offerti tutto il giorno), tra cui i classici ritoccati come Fraisier con olio d’oliva greco e cioccolato al 66%, Cacao Tarte con sale marino di Kythira, Millefoglie con pistacchi tostati da Aegina Island e la torta St. Honoré (sia classico che nei vari sapori greci).

Per dare un senso alla proposta unica di L’atelier bisogna tornare indietro nel tempo agli inizi culinari dello chef. Per Kriton, la gastronomia era una vocazione piuttosto che una scelta: ricorda di aver chiesto alla madre e alla nonna da bambino di raccontargli ogni dettaglio dei piatti fatti in casa cucinati per la famiglia. Così, quando finì il liceo, non era una questione di cosa avrebbe fatto, ma piuttosto una questione di dove. La sua passione per il suo mestiere e la sua determinazione ad eccellere in esso non può essere sopravvalutata, basti citare gli Chef stellati per cui ha lavorato: Alain Passard (L’Arpège, Parigi), Alain Senderens (Lucas Carton, Parigi), autore dell’invenzione della cucina fusion, Pierre Gagnaire (Sketch, Londra) e Alain Ducasse (Essex House, New York e Plaza Atene, Parigi), primo chef a fare delle verdure il fulcro dell’alta cucina.

‘Bistronomie’ e ristoranti 3 stelle Michelin a parte, l’esperienza più impattante e trasformativa che Kriton ha avuto prima di tornare definitivamente in Grecia è stata lavorare con il premiato chef Pâtissier-Chocolatier Pierre Hermé, soprannominato da Vogue il “Picasso della pasticceria”.


Ästad Vingård winery

Trasformare il ristorante stellato Äng in una serra minimalista è l’ultimo sviluppo della cantina Ästad Vingård nel sud-ovest della Svezia i cui proprietari, i fratelli Carlsson, sempre all’avanguardia e continuano a fare tendenza con le loro idee. In Svezia, nonostante il clima non proprio mediterraneo, ci sono più di 40 cantine e con i suoi 12,5 ettari di vigneti, Ästad è una delle più grandi, anche se vende i suoi vini solo in loco, al momento, principalmente perché il Systembolaget, ente di proprietà statale, detiene il monopolio della vendita di alcolici del paese. Daniel Carlsson e i suoi soci, Linda Persson e Mattias Glamheden, tutti con le loro famiglie, sono la terza generazione di Carlssons in una fattoria nata come tradizionale trasformatasi nel corso delle generazioni, dapprima in una fattoria da latte biologico e dal 2009, parte della tenuta è stato trasformata in una cantina biologica con spa e ristorante.

Al primo nucleo del ristorante Äng è stato un’aggiunto a un bistrot sperimentale di alto livello in loco.

Nel 2021 Äng (svedese per prato o campo) aveva guadagnato la sua prima stella Michelin e stava iniziando ad attirare l’attenzione. Quindi, come naturale progressione del continuo sviluppo della tenuta, Daniel Carlsson ha ritenuto che fosse giunto il momento di dare al ristorante un posto che si adattasse al conto. Il ristorante offre un menu degustazione di 17 portate che varia in base a ciò che è disponibile localmente, in parte nella tenuta e in base alla stagione. E tutto è, ovviamente, abbinato ai vini della tenuta, attualmente prevalentemente spumanti e vini bianchi da uva Solaris.

La visione e il design di Daniel per la nuova casa di Äng si concentra sui punti di vista, motivo per cui una serra a più livelli è, in un certo senso, una soluzione ovvia, anche se insolita. Il piano terra della modesta serra comprende un bar, un salone e una piccola cucina. Il piano interrato comprende una cantina senza finestre, un altro salone e una grande sala da pranzo con luce naturale. Il livello inferiore è costruito nella collina in pendenza e si apre alla vista espansiva dello stagno, laghi e boschi di faggio della riserva naturale Åkulla in Halland.

Ulteriori punti di tendenza sono dati per i mobili che Daniel ha scelto di utilizzare per il progetto. È stato inizialmente attratto dal minimalismo della sedia da pranzo N-DCo1 del produttore giapponese di mobili in legno Karimoku che fa parte della serie Case Studies della società ed è stata progettata da Norm Architects con sede a Copenaghen insieme allo Studio Keiji con sede a Tokyo.

Questo contatto iniziale ha portato tutte le parti coinvolte a collaborare e creare nuovi pezzi potenzialmente permanenti per la collezione Case Study. Alla fine, Norm ha finito per gestire l’intero allestimento interno del progetto con Daniel Carlsson. Hanno adattato la tavolozza dei materiali, le proporzioni e i toni di diversi pezzi di Case Study esistenti.

Tra questi, la sedia club N-CCo1 di Norm, che si è trasformata in una seduta d’amore per la cantina lounge, mentre il divano a due posti A-So1 è stato ridimensionato e il tavolo N-STo2 è aumentato di dimensioni per diventare un tavolo da pranzo. Nuovi elementi per il progetto includono un carrello di servizio e un tavolino.

Tendenze per il 2023

Quali sono le tendenze food nel 2023?

Parleremo ancora di food experience?

Secondo il rapporto top 10 Global Consumer Trends 2022, che evidenzia quelli che saranno i trend del food nel 2023, sono tre le categorie di clienti su cui macellerie e ristoranti di qualità dovranno puntare.

  • I “Digital Seniors“, cioè le persone mature che durante la pandemia si sono informate su benessere e qualità del cibo e non intendono farne più a meno.
  • I Rural Urbanites, giovani metropolitani che cercano di coniugare la vita in città con la natura.
  • I Self-love Seekers, consumatori particolarmente attenti alle gratificazioni personali.

Viste queste premesse, come si annuncia il mercato della carne nell’anno prossimo?

L’ultimo Food Report 2023, analizza le tendenze del food e gli sviluppi alimentari globali e offre una guida completa su come posizionarsi con successo in un ambiente sempre più complesso. Vediamo allora da vicino le tendenze alimentari del 2023.

La sostenibilità della produzione della carne, lato offerta, coincide con la domanda di carne sostenibile dei consumatori di macellerie e ristoranti. Cosa significa sostenibilità? Lo spostamento del commercio alimentare globale verso strutture agricole regionali, catene di approvvigionamento più brevi e trasparenti e un grande attenzione ai mercati interni.

Si fanno strada i concetti di ristorante intelligente e produttori innovativi. I primi sono quelli che capiscono il mondo attuale e che pensano e forniscono ispirazione per azioni orientate al futuro. Ad esempio, le aziende agricole che gestiscono le proprie risorse con cura, con un elevato standard di qualità.

La gastronomia intelligente significa introdurre la sostenibilità nell’industria gastronomica. Che si tratti della filiera, delle cucine dei ristoranti, dei bar, delle mense o del piatto, molti innovatori nel settore della gastronomia hanno già deciso di affrontare questi problemi.

Questo per macellerie e ristoranti si traduce in “ingredienti di provenienza locale“, “porzioni ragionevoli” senza più spreco e avanzi, carne di alta qualità preferibilmente frollata per diminuire le macellazioni giovani e per esaltare il sapore della carne.

Buon 2023 a tutti.

Mi Pan Bakery: il design del pane

Per quattro decenni, Mi Pan è stato un panificio destinato a per tutti, Nel decidere di affrontare un rinnovamento del marchio e del locale era importante che l’atmosfera rimanesse la stessa, senza troppi scossoni. Un “panificio di tutti”, non può apparire troppo snob o pretenzioso, “troppo progettato”, poiché il pane è parte integrante di molte tradizioni e celebrazioni messicane. Era dunque importante puntare ad un aspetto di continuità con la tradizione, senza però rinunciare a quel un tocco di rinnovamento e di freschezza del marchio che fa si che questo lavoro diventi interessante.

Proprio per venire incontro alle esigenze del brand, i progettisti di Concentrico, studio di collaborazione interdisciplinare di architetti e design, in Mi Pan Bakery, hanno creato un progetto con un design “tranquillizzante”, non troppo moderno o troppo funky (che potrebbe allontanare le persone e intimidire i clienti amanti della tradizione), poichè pochi sono abituati all’idea di un panificio di design.

Per capire il legame del progetto con il passato vicino e lontano del Messico, i designer di Concentrico non solo hanno analizzato la storia del marchio, ma anche le tradizioni visive e pratiche e i costumi delle pasticcerie messicane in generale. Di conseguenza, la promessa del panificio “Siempre bueno Masa a migaja” – sempre buono dalla pasta alla mollica – rimane invariata ed è anche molto visibile sulla parete posteriore del negozio. I grembiuli del personale portano il messaggio “Prueba el Pan de Verdad” – Prova il pane reale.

L’atmosfera generale della panetteria è aperta e pulita, calda e invitante, ma non è accogliente o familiare. C’è un senso di produzione su larga scala, con vassoi metallici, file di scaffalature e grandi display. Ci sono poche barriere visive o fisiche tra clienti e fornai e il ritmo della produzione attiva di un panificio è apertamente visibile a tutti. All’uscita, i clienti incontreranno un’esposizione dei tradizionali pani celebrativi, Rosca de Reyes e Pan de Muertos.

  • “Rosca de Reyes” (corona dei re) è una tradizionale corona di pane messicana celebrativa mangiata con la famiglia e gli amici su “Dia de Reyes” il 6 gennaio (giorno dell’Epifania o giorno dei re). Una piccola statuetta di plastica è posta all’interno della corona che simboleggia Gesù bambino. La persona che trova la figurina dovrebbe lanciare una festa e servire tamales per tutti su” Dia de la Candelaria” il 2 febbraio.
  • “Pan de Muertos” (pane dei morti) è una parte essenziale di un “Dia de Los Muertos” (celebrato in ottobre o novembre) casa santuario o Ofrenda. Lo scopo del pane è quello di nutrire i morti che visitano la terra dei vivi in quel giorno (il film Coco racconta molto bene delle tradizioni legate a questo giorno).

Il progetto del riciclo

La designer svedese Carolina Härdh ha realizzato un progetto di design riutilizzando la notevole quantità di rifiuti prodotti nelle cucine del ristorante Vrå di Göteborg. Utilizzando l’amido di riso, le lische di pesce e gusci delle ostriche finemente triturate e impastate, la Härdh ha realizzato uno sgabello dalle forme minimali il cui colore e la consistenza materica ricordano molto da vicino il cemento.

Carolina Härdh | Collater.al

Gli sgabelli progettati con gli scarti verranno utilizzati all’interno del ristorante, noto per la sua cucina giapponese a base di prodotti tipici scandinavi. Il biomateriale, progettato dalla designer, è stato utilizzato nel ristorante anche per realizzare i supporti delle bacchette (hashioki), macinando come per le sedute, i gusci delle ostriche assieme al Kombu, un’alga, più famosa per essere utilizzata nei ramen piuttosto che per le collezioni di arredo. I piccoli pezzi tenuti insieme da colla di pesce realizzata dalla bollitura delle lische, presentano una texture naturale e maculata simile a quella del granito.
Vrå diventa così un piccolo ecosistema perfettamente circolare, solido e funzionante. Questo materiale ha permesso a Carolina Härdh di creare una superficie indifferentemente liscia o ruvida, con un effetto naturale accentuato. Ovviamente tutto può essere ancora riciclato in un ciclo potenzialmente infinito, andando o ad arricchire il suolo o per diventare altri oggetti di design resistenti, anche grazie alla composizione dei gusci di ostriche, costituiti per circa il 95% da carbonato di calcio e per questo sempre più utilizzato per progetti di avanguardia.
Se è comunque anche il cibo, oltre che il design, vi incuriosisce potete esplorare QUI il menù del Vrå.

Carolina Härdh | Collater.al
Carolina Härdh | Collater.al
Carolina Härdh | Collater.al
Carolina Härdh | Collater.al

il mercatino del gusto. Maglie (LE)

a cura di Salvatore Santese
Presidente dell’Associazione Mercatino del Gusto

Il mercatino del gusto torna anche quest’anno con la sua ventitreesima edizione, un’edizione più lunga che avrà inizio in data 1 agosto e si estenderà fino al 7 di agosto. Il tema di quest’anno è “Durevole“, celebrazione della collettività che agisce con l’intento di rendere fruibile il nostro territorio a coloro che verranno, della preservazione delle tradizioni che permeano i piccoli borghi e che costituiscono l’elemento di maggiore attrattiva agli occhi dei migliaia di turisti che ogni anno visitano la Puglia.
Come ogni anno, la manifestazione avrà luogo nel cuore di Maglie e si articolerà tra le vie del centro storico dove di scena saranno le eccellenze pugliesi di ogni settore dell’enogastronomia partendo dalla Piazza del Vino, Via della Gastronomia, Via del Benessere, Via dell’Olio, Via dei Dolci, Piazzetta del Gelato, Cibo di strada e Birra artigianale, Spiriti di Puglia e sino ad arrivare ai laboratori per grandi e piccoli. Esclusivo appuntamento quest’anno con il caffè letterario, evento che ospiterà figure di spicco del panorama enogastronomico nazionale e che presenzieranno per la presentazione di libri a tema di forte interesse.
Il Mercatino del Gusto di questa ventitreesima edizione non si arresta alla promozione delle eccellenze enogastronomiche del territorio ma mira anche a dare il suo contributo culturale attraverso l’iniziativa ‘‘Gio Ponti a tavola, gli angeli apparecchiano’’. La mostra, che avrà luogo dall’1 agosto al 30 settembre presso il museo comunale di Maglie, celebra l’arte del rinomato architetto Gio Ponti.
La missione dell’artista che opera con l’intento di rendere accessibile alle future generazioni la propria sensibilità artistica, si interseca con la missione che l’Associazione Mercatino del gusto si prefigge e, in maniera particolare, con il tema di questa edizione. La preservazione del territorio così come la valorizzazione delle antiche tradizioni, dell’arte e dell’enogastronomia locale diviene un imperativo e la ragione d’essere del Mercatino del Gusto.

per informazioni:

tel. +393801931680

e-mail: info@mercatinodelgusto.it

ufficiostampa@mercatinodelgusto.it

Via Dalmazia 31/C – 72100 Brindisi (BR)

A tavola con Gio Ponti. Gli angeli apparecchiano

Una mostra dedicata al grande designer e architetto al Museo Paleontologico di Maglie (Lecce) su iniziativa del Polo Biblio-Museale di Lecce, della Regione Puglia, del Comune di Maglie, dell’Associazione Mercatino del Gusto e con il patrocinio di: Ordine degli Architetti di Milano, Ordine degli Architetti di Lecce, ADI Associazione per il Disegno Industriale, con la co-curatela di Salvatore Licitra – Gio Ponti Archives.

Museo paleontologico di Maglie (Lecce) 1 Agosto – 30 settembre 2022

Locandina della mostra di Gio Ponti
LOCANDINA

Su iniziativa del Polo Biblio-Museale di Lecce, della Regione Puglia, del Comune di Maglie, dell’Associazione Mercatino del Gusto e con il patrocinio di: Ordine degli Architetti di Milano, Ordine degli Architetti di Lecce, ADI Associazione per il Disegno Industriale, in collaborazione con Salvatore Licitra-Gio Ponti Archives.
Il Polo Biblio-Museale di Lecce con Regione Puglia, Comune di Maglie e associazione Mercatino del Gusto sono lieti di presentare un progetto espositivo dedicato a Gio Ponti e al suo rapporto fecondo con la progettualità della tavola.
La mostra espliciterà l’ampia cosmogonia di visioni di questo straordinario maestro internazionale del design, padre nobile del progetto, considerato dal mondo della critica un precursore.
Cintya Concari e Roberto Marcatti, gli architetti curatori, raccontano, <<“A tavola con Gio Ponti – Gli angeli apparecchiano” è una mostra dedicata alla creatività e alla visione dell’architetto Gio Ponti per la sua tavola apparecchiata attraverso una sinfonia di forme straordinarie, di pattern e di colori che esplodono creando un unicum che si contamina all’interno del Museo Paleontologico di Maglie con i reperti antropici che testimoniano la preistoria salentina e la conoscenza del più remoto passato dell’Italia meridionale>>.

Il rapporto tra antico e contemporaneo è un leitmotiv che riguarda la programmazione del Polo Biblio-Museale di Lecce, che aderisce con entusiasmo a questo progetto espositivo (e alla pubblicazione che accompagnerà la mostra) in linea con quanto già avviato negli ultimi anni nel Museo Castromediano di Lecce, dove la contaminazione tra epoche e le geografie produce nuove visioni e connessioni.
La mostra fa riferimento all’attenzione di Ponti per l’artigianato e la tradizione della cultura mediterranea in una continuità tra tradizione ed innovazione.
Un design quello di Gio Ponti che contribuisce a esaltare le “diversità” della nostra società e a rivendicare la necessità di esprimerle attraverso la cultura del progetto. precisa Ugo La Pietra, designer e teorico tra gli autori dei contributi in catalogo.
La mostra fa riferimento all’attenzione di Ponti per l’artigianato e la tradizione della cultura mediterranea in una continuità tra tradizione ed innovazione.

L’Alca – Museo e Biblioteca Comunali, via Vittorio Emanuele 117, 
Maglie (LE) – http://www.alcamaglie.it&nbsp;
Orari di visita e prestazioni di guida durante il Mercatino del Gusto:

  • mattino: da lunedì 2 a venerdì 5 agosto, ore 9.00 -13.00
  • pomeriggio: da lunedì 2 a domenica 7 agosto, ore 18.00-23.00
  • dall’8 agosto al 30 settembre: lunedì-venerdì 9:00 – 13:00; ore 17.30 – 20:30; 
  • sabato e domenica: ore 17:30-21:00.

Ingressi individuali: adulti € 3,00; ridotto (bambini 6-10 anni) € 2,00; gratuito (bambini sotto i 6 anni, adulti sopra i 65 e persone con disabilità)
Prestazione di guida alla mostra (gruppi non inferiori a 5 persone) € 2,00 a persona su prenotazione entro le ore 12 del giorno prima al 0836 489401

gio ponti

PROFILO BIOGRAFICO DI GIO PONTI

È nato il 18 novembre 1891 a Milano, dove si laurea in architettura nel 1921.
Nello stesso anno apre uno studio con Lancia e Fiocchi.
Seguirà dal 1926 la collaborazione con il solo Lancia fino al ‘33
E’ di quegli anni la casa di Via Randaccio a Milano e la Villa Bouilhet a Garches, Parigi.
Nel 1927 fonda «Il Labirinto» con Lancia, Buzzi, Venini e Chiesa, gruppo che propone oggetti e mobili d’ avanguardia. Dal 1923 al 1930 è direttore artistico della Richard Ginori, per la quale disegna una collezione di ceramiche, premiata all’esposizione di Parigi nel 1925.
Parallelamente disegna per Christofle, Krupp, e Venini.
Nel 1928 fonda la rivista Domus che dirigerà per tutta la vita facendone uno strumento di diffusione di nuove idee progettuali in architettura, nel disegno d’arredo, nelle arti decorative.
Della fine degli anni ’20 le prime «case tipiche », emblematicamente denominate « Domus », dove al concetto di italianità si accosta l’interesse per le teorie razionaliste.
Nel 1933, con la casa Rasini ai Bastioni di Porta Venezia di Milano termina l’associazione con Lancia
Va ricordato in questi anni l’impegno nelle Triennali di Milano ed importanti progetti, con lo studio Ponti-Fornaroli-Soncini fino al 1945, tra cui il primo Palazzo Montecatini, il Palazzo RAI, a Padova il “Liviano” Facoltà di Lettere dell’Università e gli interventi negli interni di “Palazzo Bo” sede del Rettorato, l’Istituto di Matematica di Roma, Casa Marmont e Casa Laporte a Milano, Villa Donegani a Bordighera.
Dal 1936 al 1961 è professore di ruolo alla Facoltà d’ Architettura del Politecnico di Milano.
Nel 1941 fonda la rivista Stile, che dirigerà fino a1 1947.
Del 1951 il secondo Palazzo Montecatini in largo Donegani a Milano

Nel 1954 inventa il «Compasso d’Oro»
Fin dai primi anni Cinquanta Ponti, dal 1952 associato con Fornaroli e Rosselli, avvia una straordinaria serie di progetti, espressione della teoria della «forma finita», nel campo dell’arredo con le « pareti organizzate » (mobile autoilluminante, finestre arredate, pannello cruscotto), del design di cui ricordiamo qui i mobili per Cassina (dalla sedia Leggera del ’51, alla poltrona Distex e Round del ’56) e dell’architettura con la casa di Via Dezza, le ville Planchart e Arreaza a Caracas e Nemazee a Teheran.
Del 1956 infine è la Torre Pirelli e del ’57 la sedia « Superleggera ».
Negli anni ’60, l’attenzione di Ponti si sposta sulle superfici, sul colore e la luce.
Di questi anni sono, tra gli altri, il progetto dell’Hotel Parco dei Principi a Sorrento, le chiese di San Francesco e San Carlo a Milano, l’edificio Montedoria in Via Pergolesi a Milano, la facciata del Bijenkorf a Einhoven in Olanda, quella del Palazzo INA in Via San Paolo a Milano, il Pakistan House Hotel ad Islamabad, fino ad arrivare, negli anni ’70, al Museo di Denver in Colorado ed alla Cattedrale di Taranto dove il lavoro sulle superfici si accentua fino alla smaterializzazione e l’architettura diviene un foglio traforato, che nel suo gioco con la luce, con pieghe e trasparenze, ne dissolve i volumi.
Gio Ponti si spegne a Milano il 16 settembre del 1979.

Luppoleti Aperti – Hopera – Roseto degli Abruzzi

l luppoleto Hopera si trova a poca distanza dall’uscita A14 di Roseto degli Abruzzi. La posizione è stata scelta per seguire il normale habitat della pianta , infatti esso sorge nelle vicinanze di quello che precedentemente era un lago artificiale usato per l’irrigazione. Il terreno è in leggero-medio declivio, dotato di irrigazioni e pali fuori terra di 7 mt. Nella realizzazione dell’impianto sono stati usati piu’ di 6000 metri di cavo d’acciaio, 2500 mt di irrigazione, 190 pali , 80 tiranti di varia natura e piu’ di 400 morsetti.

Le tipologie adesso disponibili sono Cascade a Chinook.

A parte l’impianto in sé, visitabile su appuntamento, la parte più particolare e interessante dell’impianto è data dai macchinari usati per la raccolta e l’essiccazione del luppolo. Infatti, sebbene in natura il luppolo sia una pianta infestante, una volta raccolta ha un tempo di deperimento molto rapido se non viene trattata nel minor tempo possibile, specialmente alle nostre latitudini. Caldo, temperature elevate e l’esposizione al sole devono essere evitate una volta raccolta la pianta, provvedendo alla separazione dei coni e alla successiva essiccatura nel più breve tempo possibile.  Immediatamente al termine di ogni ciclo di raccolta i bins con i luppoli sono già pronti per entrare in camera di essiccazione dove rimangono mediamente 6 ore.  Successivamente ad entrambi i cicli seguono un breve periodo di riposo per riportare i coni alla temperatura ambiente e infine si prosegue con lo stoccaggio.

Sabato 9 e Domenica 10 luglio, dalle ore 16 fino a tarda sera, l’azienda agricola apre le sue porte: si potrà visitare il luppoleto e rinfrescarsi corpo e mente con birra, cibo e musica.

L’ azienda agricola HoperaHopposti offrirà agli interessati al turismo enogastronomico, la possibilità di fare una passeggiata lungo i filari di uno dei luppoleti più grandi D’Europa conoscere questa pianta speciale, le sue caratteristiche, la sua lavorazione, la trasformazione ed i suoi usi.

i filari

L’azienda Hopera nasce grazie ad un progetto sviluppato intorno ad un primo insediamento agricolo, è un’azianda giovane con molta voglia di sperimentare e fornire al mercato prodotti nuovi.

“Cerchiamo il piu’possibile di produrre utilizzando i nostri prodotti coprendo il settore food/beverage con quello che noi definiamo Hopy food. Il nostro obiettivo e’ potervi fornire prodotti biologici e coltivati nel modo migliore possibile, cercando di differenziare i prodotti forniti”. Hanno affermato i proprietari e gestori dell’azienda.

Torcuato, ristorante a Madrid

Situato nel cuore del “Miglio d’Oro” di Madrid, una zona commerciale di lusso, fatta di viali alberati e dimore storiche, il ristorante Torcuato ha aperto le sue porte nel 2021; oltre alla sua posizione di primo piano, Torcuato vanta interni caleidoscopici che mescolano giocosamente stili ed epoche con brio, per gentile concessione dell’interior designer Pepe Leal, piatti pittorici che fondono ingegnosamente sapori e cucine, creati dall’acclamato chef Sergio Fernández, oltre a una delle più belle terrazze gastronomiche della città. Sia Leal che Fernández hanno una reputazione di eclettismo audace, quindi il loro è un abbinamento perfetto per un ristorante concepito dal gruppo di ospitalità alla moda La Fábrica, come un meraviglioso viaggio nel tempo e in tutto il mondo. Dall’opulento salone di Maria Antonietta e l’Art Deco del Grande Gatsby, fino ai tropici evocati nell’estetica classica e moderna di Leal, completata dalle note giapponesi, mediterranee e messicane della cucina fusion di Fernández. I clienti di Torcuato sono pronti per una stravaganza sensoriale.

il grande lampadario

Il ristorante prende il nome da Torcuato Luca de Tena, un giornalista del XIX secolo che fondò la rivista d’arte e letteraria Blanco y Negro e il quotidiano nazionale ABC, entrambi ospitati qui fino al 1989. Leal ha tratto ispirazione dai lunghi viaggi di Luca de Tena in giro per il mondo, progettando una serie di spazi distinti che combinano stravagantemente diverse epoche e origini. L’approccio eclettico di Leal riecheggia anche l’eccentricità dell’edificio storico – costruito in stile neo-Mudéjar. Il palazzo combina revival moresco, neo-rinascimentale e elementi architettonici andalusi tradizionali.

“Alla fine del XIX secolo era molto di moda mescolare stili diversi”,

spiega Leal, un approccio che fa anche parte della sua filosofia progettuale. Abbinati alla maestria del designer nel colore, all’energia gioiosa, all’umorismo e all’attenzione per i dettagli, gli interni di Torcuato abbagliano e deliziano in egual misura.

Due imponenti sale e una terrazza panoramica offrono tre esperienze culinarie molto distinte. Caratterizzato da alte finestre ad arco, superfici dipinte di bianco e modanature floreali decorative, il primo è luminoso e arioso. Le cabine da pranzo gialle semicircolari abbinate alle iconiche sedie e tavoli Tulip di Eero Saarinen infondono agli interni classici vibrazioni di metà secolo, mentre un’installazione di piante e fiori esposta in una parete a specchio piena di vasi di vetro, I bicchieri e le fiaschette aggiungono vivaci accenti di colore, così come le illustrazioni botaniche vintage che Leal ha sfacciatamente attaccato alle pareti.

la sala ventesimo secolo

Nella seconda sala da pranzo, Leal incanala la corte reale di Maria Antonietta, vivacizzando lo spazio riccamente decorato con tonalità rosa pastello, specchi dalle forme giocose e un lampadario minimalista su misura ad anello che Leal ha avvolto in un filtro dicroico.

Citando Maria Antonietta

Un’area bar separata, modellata sul palazzo immaginario del grande Gatsby è intrisa di vibrazioni più maschili in un ambiente che fonde assieme elementi Art Deco e Neo-rinascimentali con una tavolozza di colori scuri e luci al neon.

Espandendosi in tutti e tre gli spazi, i pavimenti di ispirazione moresca arricchiscono ulteriormente gli interni caleidoscopici fornendo continuità.

Dotata di viste panoramiche sulla città e ricca di vegetazione lussureggiante, la terrazza sul tetto del ristorante è reinventata come una fuga esotica dove murales contemporanei colorati di fiori di grandi dimensioni riecheggiano i motivi floreali delle facciate di mattoni rossi e piastrelle dell’edificio, mentre i tralicci metallici ad arco e i gruppi scultorei di baldacchini a forma di disco costituiscono un ambiente gioviale in stile Alice nel paese delle meraviglie.

Come Alice nel Paese delle Meraviglie

Micro Torrefazione Flow

Dalla torrefazione, alla preparazione della birra, fino all’arte di fare il caffè, è tutta una questione di precisione e pazienza. L’architetto greco Vicky Poriki del VP Architectural Studio di Ioannina è riuscita a incanalare queste qualità nella progettazione della microtorrefazione Flow che ha recentemente aperto le sue porte a Veroia, una piccola città nel nord della Grecia. Situato al piano terra di un moderno condominio, lo spazio combina un’estetica minimalista, che trasmette l’atteggiamento senza fronzoli dello stabilimento verso la preparazione del caffè, insieme ad arredi artigianali e stoviglie che riflettono l’attenzione dei baristi ai dettagli.

Poriki non è estranea alla progettazione di caffè – la microtorrefazione KOFI nella sua città natale di Ioannina si distingue per la sua fusione creativa di elementi industriali e retrò – quindi la raffinatezza sobria di questo progetto non sorprende. Ufficialmente chiamato ¿φλόου’, una traslitterazione greca di ¿flusso’, il locale è uno spazio luminoso e arioso grazie allo spazio a doppia altezza, layout open-space, grandi finestre e una tavolozza di colori tenui.

Lungo la lunghezza dello spazio, un contatore delinea la zona pubblica dalla zona di preparazione permettendo al processo di preparazione del caffè di prendere il centro della scena. Una serie di sottili ciondoli luminosi sopra il bancone attirano l’attenzione sui baristi che fanno la loro magia, mentre una scala nascosta dietro uno schermo a doghe conduce a un soppalco sul retro dove si trova l’apparecchiatura di torrefazione.

Sostenuto da linee pulite, forme semplici e una combinazione di colori prevalentemente bianchi, l’interno minimalista di Flow è un ambiente sereno e contemplativo. A completare le tonalità bianche, le finiture in legno naturale dai toni chiari aggiungono calore e consistenza, oltre a trasmettere un senso di artigianalità, mentre le piante in vaso, tra cui un ulivo, introducono accenti verdi e migliorano ulteriormente l’atmosfera Zen. Arredi in legno su misura come schermi, tavoli, sedie e scaffalature in cui sono esposti i prodotti della torrefazione esaltano l’estetica minimalista nella loro semplicità. Dalla meticolosa lavorazione del legno, alle tazze di caffè artigianali, l’attenzione ai dettagli di Poriki sottolinea abilmente il campionato della sede di qualità e precisione.