architettura e cibo

Nel2004,quando  proposi il mio tema di ricerca al dottorato, venni criticata e, anche un po’ derisa, sia dal collegio docenti, sia dai miei colleghi dottorandi più anziani.  Devo ammettere, ad onor del vero, che nonostante lo scetticismo, sono stata sostenuta da parte del collegio docenti e, non senza difficoltà, ho portato avanti il mio tema di ricerca. Nel 2004 infatti, non erano in molti ad occuparsi di queste tematiche e quindi potrei dire ,senza falsa modestia, di essere stata una delle prime persone a portare l’abbinamento cibo-architettura all’interno di un dottorato di ricerca in composizione architettonica. Abbinamento sicuramete curioso e insolito quello tra cibo-architettura ma, a giudicare dalle iniziative che, soprattutto nel 2008, si sono tenute:

domus lab food alla Biennale di Venezia;

archignam al congresso mondiale dell’architettura di Torino;

expò universale di Milano 2015 (il cibo è una delle tematiche principali).

probabilmente la mia intuizione era giusta.

Il cibo influenza il territorio, lo trasforma, cambia in modo lento ed inesorabile la forma delle nostre città…più di quanto possiamo immaginare.

 

Purtroppo, per mancanza di fondi, una tesi  comunque innovativa, rischia di diventare vecchia nell’attesa di essere pubblicata…

Hungry Planet. What the world eats

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Italia. La famiglia Manzo, Sicilia

Spesa settimanale in cibo: 215 €

Cibi preferiti: pesce, pasta al ragù, hot dog

Una mostra prodotta dalle associazioni Solares e Kuminda di Parma, realizzata da Mandeep in collaborazione con la Galleria Grazia Neri, con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali del III Municipio del Comune di Roma, ed il contributo di Radio Popolare Roma.

Un viaggio nelle cucine e nelle dispense di tutto il mondo, auto-invitandosi a cena in casa di 30 famiglie “tipiche” di Paesi ed etnie differenti, scelte tra i collaboratori che hanno accompagnato la coppia: guide, interpreti, autisti.
Trenta gruppi familiari in posa con il cibo che verrà consumato nel corso di una settimana. Un’indagine capillare e consapevole sul consumo alimentare e sulla disparità della sua distribuzione nel mondo, in un’epoca di grande cambiamento.

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Ecuador. La famiglia Ayme, Tingo

Spesa settimanale in cibo: 22,50 €

Cibi preferiti: zuppa di patate con cavolo

 

Una mostra, che è anche un eccezionale libro, autoprodotto dagli autori, dove accanto alle immagini si possono trovare interviste, ricette, statistiche ed informazioni dettagliate e curiose sulle diverse abitudini alimentari nel nostro pianeta; un po’ atlante, un po’ libro di cucina, un po’ diario di viaggio; tutto il necessario per restituire il sapore ed il colore delle tavole di ogni parte del mondo.

Le tematiche legate al cibo, al suo consumo, alla sua produzione e distribuzione globale sono molte e questo lavoro ha il pregio di far riflettere sulle incongruenze più lampanti.
Le tavole occidentali imbandite di junk food stridono accostate a quelle più povere, dove il colore è dato dagli alimenti invece che dai mistificanti packaging ideati dagli esperti di marketing. Se da un lato vediamo come la globalizzazione ci faccia trovare quasi su ogni tavola bibite, hamburger e cereali per colazione prodotti dalle grandi multinazionali, dall’altro non possiamo fare a meno di notare come milioni di persone in gran parte del mondo, ma soprattutto nel sud del mondo, siano costrette a sopravvivere con un sacco di riso e qualche patata, frutta, verdura e latte fresco, ma quasi mai carne o pesce.

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USA. La famiglia Revis, North Carolina

Spesa settimanale in cibo: 242 €

Cibi preferiti: spaghetti, patate, pollo al sesamo

Una famiglia di quattro persone in Germania consuma una media di 400 euro a settimana in cibo, mentre sei persone in Chad si fanno bastare una spesa di cibo di meno di un euro. In Bhutan, nella stessa settimana, vengono consumati circa 125 gr. di carne o pesce secco (e non più di due volte al mese) e 30 Kg. di riso, contro i 5 Kg. di una famiglia cinese, accompagnati però da quasi 6 Kg. di carne e pesce fresco.

Sprechi alimentari istituzionalizzati ormai inconsapevolmente assunti tra le regole del vivere quotidiano, il superfluo come status in una società sorda alle diversità, cieca ed indifferente di fronte ad ogni richiesta di equità e di rispetto dei diritti di tutti, pur nell’eterogeneità e nella globalizzazione del mondo e delle culture, sono i temi più profondi che sottendono a questa preziosa ed analitica documentazione fotografica.

INAUGURAZIONE

Venerdì 23 gennaio 2009 ore 19

Ingresso libero

La mostra sarà aperta fino al 28 febbraio 2009 con i seguenti orari:
da lunedì a sabato: 11-13:30 15.00-21.00 chiuso il lunedì mattina e la domenica

Viale Scalo san Lorenzo, 55. Roma.

da: http://www.mandeep.it/press.html#Menzel

 

 

TUTTE LE IMMAGINI ©Peter Menzel/Grazia Neri

skyfarm

 

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Lo skyfarm è un’architettura sostenibile e autosufficiente progettata da Gordon Graff . Questo enorme edificio, dotato di ben 59 piani di coltivazione idroponica di piante accatastate per 6 piani di profondità, produrrà 82 milioni di KWh l’anno (una famiglia media utilizza circa 10.000 KWh l’anno), essendo, tra le altre cose, dotato di un impianto di produzione di biogas. Il pensiero del progettista va però ben oltre.

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Questa architettura sostenibile è solo un esempio di come sia possibile re-inventare il mondo urbano in modo efficiente ed energeticamente sostenibile. Skyfarm non ha bisogno di nessun allaccio ad una rete di energia mentre il suo impianto di biogas, che produce metano dai rifiuti prodotti dai suoi abitanti, viene utilizzato per produrre energia elettrica; è possibile considerare Skyfarm come un grande composter urbano che, in partnership con la città, utilizza l’energia rinnovabile dei rifiuti per prodursi il metano necessario per il suo sostentamento energetico. Skyfarm , progettato per Toronto, prende in considerazione due problemi di immediata attualità: l’efficienza e il risparmio energetico e la crisi alimentare. Ma i scenari sono ancora più devastanti se pensiamo alle previsioni che entro il 2050 la popolazione mondiale toccherà i 9 miliardi e la metà di questi vivranno nelle città e metropoli di tutto il mondo. Così il progetto di Gordon Graff potrebbe produrre abbastanza cibo per 50.000 persone l’anno. Sicuramente non abbastanza per le grandi metropoli ma il problema potrebbe essere ovviato pensando alla localizzazione di diversi skyfarm in vari punti in città. L’acqua in Skyfarm viene trattata grazie alle “macchine viventi “ progettate e brevettate da John Todd in modo da filtrare e recuperare le acque reflue provenienti dalle abitazioni e riutilizzandole nella coltura idroponica.

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“Non stiamo inventando nulla di nuovo”, ammette Graff, “Lo Skyfarm può sembrare fantascienza ma tutte le tecnologie per realizzare progetti come questi sono già facilmente disponibili. Ricordiamoci inoltre che Skyfarm potrebbe produrre un reddito perpetuo che si stima possa raggiungere i 52 milioni di dollari l’anno”. Ma progetti come lo Skyfarm infatti sono già in fase di prima realizzazione come a Las Vegas dove entro il 2030 in un edificio di 30 piani sarà incorporata un’azienda agricola verticale in cui vi cresceranno dalle mele e delle zucchine. Ora l’agricoltura verticale idroponica infatti sta catturando l’immaginazione degli architetti del Nord America e dell’Europa in quanto fra architetti, agronomi, sociologi ed esperti di sanità pubblicano vi intravedono un nuovo modo per produrre alimenti a prezzi accessibili. Con tono ironico Graff conclude “Gli esseri umani non hanno mai dimostrato la capacità di consumare meno, il semplice fatto è che, in qualche modo dobbiamo trovare un nuovo modo per produrre di più”.

SOUL FOOD 2009

 

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Dal programma di Soul Food

…Le domande all’origine del progetto Soul Food sono diverse:

Cosa è il cibo?

Quali sono le dinamiche messe in gioco da un punto di vista ambientale, produttivo ed economico?

Quali sono i significati ed i valori simbolici espressi dal cibo?


Nella sua seconda edizione, che si terrà dal 28 al 30 marzo 2009, Soul Food riparte dalla necessità di riunire intorno ad una tavola soggetti diversi, i grandi organismi in grado di agire a livello internazionale, le associazioni attive nei quartieri, gli artisti che rielaborano la realtà attraverso l’atto creativo.
Li invita a dialogare e a proporre percorsi condivisi. Soul Food è un cantastorie, che va in giro, dove sta la gente, nelle piazze, nei mercati, nelle scuole, nei teatri, nei centri sociali. Come sempre, parla della società, partendo da ciò che si mangia, per contribuire alla riflessione su un modello di produzione agroalimentare sostenibile, da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. Raccontare il cibo significa raccontare la storia attraverso le diversità delle colture, attraverso l’essere attori della trasformazione della natura ma allo stesso tempo vigili della sua perpetuazione.
Soul Food si rivolge a pubblici diversi: la stampa e l’università, divulgatori di conoscenza e stili di vita, gli anziani, custodi della memoria e di un rapporto spesso più essenziale col cibo; i giovani e i più piccoli, il futuro, la possibilità di cambiamento. Incontra ognuno nei suoi luoghi, si rivolge ad ognuno nel suo proprio linguaggio, laddove l’agire individuale e le reti locali sembrano ricette efficaci, Soul Food cerca spazi di vivere comune…

per maggiori informazioni:  http://soulfood09.blogspot.com/

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i luoghi impropri del cibo

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L’appropriazione di luoghi impropri, destinati ad altro uso, per ricavarne ambiti di domesticità e di accoglienza, è una delle possibili declinazioni del rapporto cibo-architettura. Non è  solo il rapporto tra cibo e design dunque, ma è soprattutto la relazione che intercorre tra cibo e spazi domestici  (siano essi rappresentati anche solo da una nicchia e un lavabo di fortuna), e più in generale, tra cibo e città, a suscitare la mia attenzione.

Il cibo di strada trasforma, seppur temporaneamente, la città: la anima di nuovi flussi, di nuova vitalità, di percorsi impensati, di visuali alternative e la città accoglie e respinge questi luoghi reietti ma fortemente radicati nella cultura popolare.

I ristoranti di strada, come entità fluide, si insinuano sotto gli spazi residuali di un cavalcavia, negli anfratti tra i palazzi, colonizzando la città per il tempo breve di una pausa pranzo poi, quando tutto finisce, e le luci si spengono, la città torna al suo stato iniziale.

Ciò che è accaduto in quel breve lasso di tempo, ha lasciato traccia di se? A volte mi piace pensare che ogni fenomeno, seppur temporaneo, lasci tracce indelebili del suo passaggio anche solo nel ricordo di coloro che si trovavano in quel tempo e in quel luogo.

Se una luce si è spenta, da qualche altra parte, in un’altra ora, in un’altra città,  nuovi flussi, nuova vitalità,  percorsi impensati,  visuali alternative si accenderanno per qualche ora trasformando lo spazio circoscritto nel raggio di una lampadina ad incandescenza.

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tutte le foto presenti in questo articolo sono state
scattate a Shanghai da Diego Ancillai e Sara Racanelli

 

Fundación Alicia

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Fondazione  di scienza dell’alimentazione (da cui il nome Alicia, contrazione delle parole alimentatiòn e ciencia) voluta, tra gli altri, dal famoso chef catalano Ferran Adrià.

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Sita nell’area di Món San Benet, a quaranta minuti da Barcellona, in un paesaggio agreste e con qualche testimonianza antica, la fondazione Alicia intende occuparsi non solo di gastronomia, ma soprattutto di ricerca, educazione e formazione sull’alimentazione, ed in particolare, dei problemi della sanità, delle persone in condizioni più disagiate e delle sinergie tra progetto alimentare ed esistenziale.

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Un luogo rappresentativo dunque, in cui ricercare la massima apertura e connessione tra ambiente e persone e di cui il progetto, realizzato da Lluís Clotet, Ignacio Paricio, Abeba Arquitectes, con la sua trasparenza, la forma libera della pianta, l’inserimento nel paesaggio, rappresenta una fantastica metafora. I sostegni perimetrali posti a distanze regolari (1,20 metri), in corrispondenza dei giunti delle vetrate, scandiscono le superfici trasparenti  i muri in cemento armato e pietra creano un ambiente protetto ma perfettamente integrato con l’ambiente.

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Gli edifici della fondazione coprono un’area di circa 2000 mq, e sono destinati all’istallazione di equipe di ricerca, inoltre, sono in via di realizzazione gli orti didattici, nei pressi del monastero di San Benet  e altri servizi e spazi pubblici destinati alla comunità in generale,  che permetteranno di ampliare lo “spazio culturale” fino a circa 18 ettari.

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Per informazioni:        http://www.alicia.cat/?a=1.1&b=1143

taste

taste

TASTE è un viaggio in 5 tappe, che si snoda all’interno della  Stazione Leopolda con un progetto di allestimento curato dell’architetto Alessandro Moradei.
1.  TASTE TOUR  percorso alla scoperta e alla degustazione dei prodotti delle aziende: per conoscere e approfondire le ricchezze gastronomiche del nostro paese;  
2. TASTE TOOLS esposizione e presentazione di oggetti,  capi d’abbigliamento e  attrezzature legati al mondo della cucina, con nomi come Epifanie, Gandini Foodwear e Mario Luca Giusti
3. TASTE PRESS una selezione di riviste e di progetti editoriali dedicati all’eno-gastronomia e alla cultura del cibo;
4. TASTE RING arena ideale per incontri-scontri, organizzati e condotti dal Gastronauta, per alimentare le idee attorno al gusto e al cibo di qualità;  
5. TASTE SHOP  possibilità per i visitatori di acquistare tutto quello che hanno visto e assaggiato durante il percorso.

 

TASTE è uno degli eventi del programma di festeggiamenti per i 150 anni de LA NAZIONEOrganizzato da
PITTI IMMAGINE SRL
CENTRO DI FIRENZE PER LA MODA ITALIANA
con la collaborazione di
STAZIONE LEOPOLDA e GASTRONAUTA

con il patrocinio di
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

 

 

TASTE. IN VIAGGIO CON LE DIVERSITÀ DEL GUSTO
14-16 marzo 2009
Firenze, Stazione Leopolda – V.le Fratelli Rosselli, 5
Aperta al pubblico
orario: 10.30-20.30 (lunedì 9.30-16.30)
Ingresso: € 10 per il pubblico – € 5 per operatori del settore

per informazioni :  http://www.pittimmagine.com/it/fiere/taste/

Cooka

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Maurizio Maiorana disegna Cooka un piano di cottura dalle linee morbide e flessibili, realizzato in argento e silicone.

Per il piano di cottura Cooka,  Maiorana propone delle piastre in argento che  ha una conducibilità termica nettamente superiore rispetto al rame o all’alluminio utilizzati per i fuochi delle cucine tradizionali. In questo modo, oltre a ridurre gli sprechi energetici, i cibi si preparano meglio e in minor tempo. L’utilizzo del silicone, come supporto alle piastre, oltre a garantire un ottimo isolamento temico, resiste a temperature che variano da -60° a 280°, inoltre questo particolare silicone regala buone caratteristiche di flessibilità e morbidezza al prodotto che diventa così facilmente trasportabile grazie anche alle sue ridotte dimensioni ed alla estrema leggerezza.

dadolata di maiale con doppio broccolo

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Oggi la casa era vuota così mi sono dilettata ai fornelli elaborando questa ricetta.

dadolata di maiale con doppio broccolo

ingredienti per 2 persone:

un paio di bistecchine di maiale

500 gr circa di broccoli neri

olio

aglio

vino per sfumare la carne

semi di finocchio, semi di sesamo e un rametto di rosmarino

sale e pepe

procedimento:

Pulire i broccoli e lessarli in acqua salata per circa una ventina di minuti.

 Tagliare la carne a dadini e metterla in padella con olio, aglio, sale pepe e le spazie.

Far rosolare la carne e poi sfumare con il vino. Continuare la cottura con la padella coperta.

Scolare i broccoli e conservandone una parte per la salsa da mettere sul fondo del piatto, ed unire la parte restante alla carne.

per la salsa:

Passare al frullatore i broccoli, una parte di acqua, un cucchiaio di olio e un filo di aceto e un cucchiaio di farina di riso o maizena. Rimettere sul fuoco e girare con un cucchiaio fino ad ebollizione.

per le bruschette di accompagnamento:

4 fettine di pane integrale

uno spicchio d’aglio

un pomodorino o due

sale e olio

(in forno a 220° per qualche minuto)

preparazione del piatto:

disporre la salsa “a specchio” sul fondo del piatto e su di essa posizionare la dadolata, infine completare il tutto con una corona di broccoletti e con i crostini alla pizzaiola.

buon appetito!